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“Il lavoro, nel XXI secolo”. De Masi e l’ozio creativo.

“Il lavoro, nel XXI secolo”. De Masi e l’ozio creativo.

demasi-194x300 “Il lavoro, nel XXI secolo”. De Masi e l'ozio creativo.“Il lavoro, nel XXI secolo” di Domenico De Masi è un’opera fondamentale e illuminante, destinata a segnare un punto fermo negli studi sociologici, soprattutto nel campo del lavoro. Questo libro è una riflessione ampia e articolata sul lavoro, che copre oltre ottocento pagine di grande interesse.

De Masi ricostruisce le diverse interpretazioni teoriche del lavoro e ne passa in rassegna le trasformazioni concrete: dalla schiavitù alla rivoluzione industriale fino al XXI secolo. L’autore dedica pari attenzione alla fatica fisica, al lavoro intellettuale e alle attività creative, rompendo la separazione netta tra lavoro e non lavoro per analizzare anche le situazioni in cui gli individui ibridano il loro lavoro con altre forme di vita.

La fatica fisica è quella che si associa più comunemente al concetto di lavoro. È il lavoro manuale, quello che richiede sforzo fisico e che spesso viene svolto in ambienti industriali o agricoli.

Il lavoro intellettuale, invece, è quello che richiede l’uso della mente più che del corpo. È il lavoro degli scienziati, dei ricercatori, dei professori, ma anche di molti professionisti come avvocati, medici, ingegneri.

Le attività creative rappresentano una forma di lavoro che spesso sfugge alle categorie tradizionali. Sono le attività che richiedono un alto grado di creatività e innovazione, come l’arte, la scrittura, il design, ma anche la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. Attitudine, sempre più richiesta nella managerialità mondiale.

De Masi rompe la separazione netta tra lavoro e non lavoro per analizzare anche le situazioni in cui gli individui ibridano il loro lavoro con altre forme di vita. Questo significa che non considera il lavoro solo come un’attività svolta per guadagnare denaro, ma lo vede come un’attività che può essere integrata con altri aspetti della vita, come il tempo libero, la famiglia, gli hobby, ecc. In questo modo, De Masi offre una visione del lavoro molto più ampia e completa rispetto a quella tradizionale, che può aiutare a comprendere meglio le trasformazioni che il lavoro sta subendo nel XXI secolo.

L’autore ha elaborato e diffuso l’idea che, dalla seconda metà del Novecento, l’azione congiunta del progresso tecnologico, dello sviluppo organizzativo, della globalizzazione, dei mass media e della scolarizzazione diffusa abbia prodotto un tipo nuovo di società centrata sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori, estetica.

Con il concetto di «ozio creativo», sintesi di lavoro, gioco e studio, De Masi apre una via inedita per comprendere come cambierà il lavoro nel nostro futuro. Gli scenari e le domande che De Masi si pone sono pertinenti e chiariscono bene che anche il lavoro, che ci appare un dato tutto sommato statico, è frutto di costruzioni concettuali preesistenti, interpretazioni e prospettive che possono (e devono) cambiare, così come sono cambiate dal passato ad oggi.

Nella società post-industriale, dove la creatività predomina sulla manualità, i confini tra lavoro, studio e gioco si confondono. Questa fusione genera l’ozio creativo, una situazione in cui si lavora senza accorgersi di farlo.

L’ozio creativo non è una situazione di passività. Per gli antichi romani, il termine “otium” non significava “dolce far niente”, ma un tempo libero dagli impegni nel quale era possibile aprirsi alla dimensione creativa.

Nella società attuale, la maggior parte dei lavori ripetitivi e noiosi è stata delegata alle macchine; all’uomo è rimasto il monopolio sulla creatività.

L’ozio creativo è una sintesi tra piacere e dovere. Con l’arte dell’ozio creativo, riusciamo a mescolare il piacere del gioco con il “dovere” dello studio e del lavoro, fino a farli diventare un tutt’uno in cui, proprio perché si perdono i confini, si annulla la componente faticosa del lavoro e si recupera la componente creativa e utilitaristica della creatività derivante dal piacere del gioco.

È necessario uno sforzo e una buona dose di ottimismo realistico per cercare di conseguire entrambi questi obiettivi apparentemente antitetici e contrapposti. L’ottimismo serve per credere possibile una vita in cui ci si possa permettere il “lusso” di giocare ed essere creativi, mentre il realismo serve per usare la creatività nel proprio lavoro e rendere l’ozio creativo la fonte di ricchezza teorizzata da Domenico De Masi.

Il concetto di “ozio creativo” di De Masi offre una visione innovativa del futuro del lavoro, che va oltre le costruzioni concettuali preesistenti e apre la strada a nuove interpretazioni e prospettive.

A pochi mesi dalla morte del professor De Masi, “Il lavoro, nel XXI secolo” resta un’opera che offre una visione profonda e completa del lavoro, esplorando le sue molteplici sfaccettature e proponendo una visione innovativa del suo futuro. È un libro che stimola la riflessione e offre spunti di discussione molto interessanti e sempre attuali.

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