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L’uomo di oggi e il selfie davanti alla salma di Papa Francesco: un riflesso di insicurezza collettiva.

L’uomo di oggi e il selfie davanti alla salma di Papa Francesco: un riflesso di insicurezza collettiva.

La scena è surreale e, al tempo stesso, profondamente simbolica. Mentre la salma di Papa Francesco riposa nella Basilica di San Pietro, migliaia di fedeli si accalcano per rendergli l’ultimo saluto. Tra preghiere e silenzi, spuntano smartphone, mani tese e volti rivolti verso l’obiettivo. Il selfie, un gesto apparentemente innocuo, diventa il protagonista di un momento che dovrebbe essere intimo e solenne. Ma cosa spinge l’uomo di oggi a immortalare se stesso in un contesto così sacro?

Papa Francesco, durante il suo pontificato, ha sempre ribadito di essere “un uomo tra noi”, un pastore vicino alla gente, lontano dalle pomposità e dai simboli di potere. Eppure, davanti alla sua salma, il gesto del selfie sembra tradire questa semplicità. Non si tratta solo di un “io c’ero”, ma di qualcosa di più profondo e inquietante. È come se l’uomo moderno sentisse il bisogno di confermare la propria esistenza attraverso l’immagine, di rendere tangibile la propria presenza in un mondo che spesso lo fa sentire invisibile.

Il selfie davanti alla salma di Papa Francesco non è solo un riflesso dei tempi o dell’era dei social. È il sintomo di un’insicurezza diffusa, di una fragilità che spinge le persone a cercare conferme esterne per validare le proprie emozioni. In un momento di raccoglimento, il gesto di scattarsi una foto può diventare una barriera emotiva, un modo per distanziarsi dal dolore e dalla solennità dell’evento. È una forma di protezione, un tentativo di rendere meno opprimente il peso di ciò che si sta vivendo.

La società contemporanea, con il suo culto dell’immagine e della condivisione, ha trasformato anche i momenti più sacri in occasioni da esibire. Il selfie davanti alla salma di Papa Francesco diventa un rito laico, una rappresentazione che svuota il significato profondo del lutto e della partecipazione. Non è necessariamente un atto di superficialità, ma piuttosto un modo per affrontare l’intensità dell’esperienza senza esserne sopraffatti.

Questo fenomeno solleva interrogativi sul ruolo dell’immagine e della tecnologia nella nostra vita. Siamo ancora capaci di vivere pienamente le esperienze, di abitarle con corpo e mente, senza il filtro di uno schermo? La morte di Papa Francesco, un uomo che ha incarnato la semplicità e la vicinanza, ci invita a riflettere su cosa significhi davvero essere presenti. Forse, il vero omaggio al suo messaggio non è un selfie, ma un momento di silenzio, di ascolto e di autentica partecipazione.

In un mondo sempre più connesso, ma spesso emotivamente distante, il gesto del selfie davanti alla salma di Papa Francesco ci ricorda quanto sia importante riscoprire la profondità delle esperienze e il valore della presenza autentica. Non è solo una questione di rispetto, ma di riscoperta di noi stessi e del nostro rapporto con ciò che è sacro e universale.

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